Città Invisibili

 

«Kublai Khan non crede necessariamente a tutto quello che dice Marco Polo quando descrive le città visitate durante le sue spedizioni, ma l’imperatore dei Tartari continua ad ascoltare il giovane veneziano con maggiore attenzione e curiosità di quanto non mostri a qualunque suo messaggero o esploratore. Nella vita degli imperatori c’è un momento che segue l’orgoglio nell’infinita estensione dei territori che abbiamo conquistato, e la malinconia e il sollievo di sapere che presto abbandoneremo ogni pensiero di conoscerli e comprenderli. C’è un senso di vuoto che ci pervade la sera, con l’odore degli elefanti dopo la pioggia e le ceneri di sandalo che si raffreddano nei bronzo… »

Resti d’ infanzia

Gli oggetti dell’ infanzia diventano metonimie di quello che siamo stati e delle nostre paure, delle nostre fantasie e dei nostri sogni.
La giovane artista lavora mediante stratificazione :dalla rude e grezza materia emergono per magia oggetti dimenticati, creature fantastiche che popolavano i nostri sogni e i nostri giochi da bambini.
La memoria appare nebulosa e priva di contorni : il nostro occhio deve faticarne per recuperarne la forma e ricostruirne la storia .
Ci ritroviamo così a collezionare frammenti del nostro vissuto, a scavare sotto duri sedimenti matrici per riportare alla luce l’ impalpabile tenerezza dell’ infanzia.